Veragouth e Xilema è la definizione attuale di un’azienda protagonista in Ticino da quasi un secolo nel settore della falegnameria e carpenteria edile.
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Hawa: abita il tuo sogno
6'358 m2 di parco, 1'785 m2 di bosco, 2 architetture, 15 appartamenti
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Palestre a Gordola e Bellinzona
I grandi esoscheletri in legno come paradigma di flessibilità
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Come funziona il nostro ufficio tecnico
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Il team Veragouth e Xilema
25 professionisti tra ingegneri, architetti, progettisti e disegnatori, 4 direttori di settore e oltre 70 operai specializzati.
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Una responsabilità per il futuro
13.2.21
Il legno principe in falegnameria
Il Rovere, o la Rovere, è propriamente una quercia semi-caducifoglia di prima grandezza, appartenente alla famiglia delle Fagacee. Il nome deriva dal latino robus, roburis al genitivo, che significa in generale “quercia” e vale “legno duro, forte”. La parola ha la stessa radice semantica di robur: forza, robustezza: robusto e rovere hanno quindi la medesima etimologia, e già questo ci dice molto del legno di rovere e dei suoi molteplici impieghi.
Come pianta, il Rovere è diffuso un po’ in tutta Europa e in Anatolia (ma c’è anche un Rovere americano e un Rovere giapponese), cresce fino a un’altezza di oltre 30 metri e raggiunge i 500-800 anni d’età, arrivando alle sue dimensioni massime definitive a 120-200 anni.
Va però precisato che se la botanica definisce Rovere una particolare quercia (Quercus petrea), in falegnameria “rovere” è il nome commerciale del legno che si ricava dagli alberi dell’intera famiglia delle Fagacee, che comprende la Quercia, la Farnia, il Leccio ed il Cerro.
Ottimo equilibrio fra raffinatezza e prestazioni, perché ha una buona resistenza meccanica, elevata durezza, stabilità e durabilità, caratteristiche che migliorano con la stagionatura.
Il legno di rovere è il protagonista assoluto della categoria “legni a vista” in falegnameria, dove si utilizza al naturale, sbiancato, tinto, per esterno e per interno. Per il suo colore caldo di un bruno tendente al giallo, è molto apprezzato nell’arredamento. Inoltre presenta un ottimo equilibrio fra raffinatezza e prestazioni, perché ha una buona resistenza meccanica, elevata durezza, stabilità e durabilità, caratteristiche che migliorano con la stagionatura. Resistente alle intemperie, così come ai funghi e alle muffe, non teme l’umidità, si lavora facilmente, ha buona attitudine all’assemblaggio (con colla, viti e chiodi) e alla finitura, si presta a realizzare superfici curve. Per quest’ultima caratteristica, il rovere si è da sempre utilizzato per la costruzione di imbarcazioni e come legname per botti, dove la sua fortuna si deve però anche al suo alto contenuto di tannino, un composto chimico che conferisce alle botti di rovere un aroma molto apprezzato e permette al legno di resistere alla fermentazione dei mosti.
E saltando di palo in frasca, si chiamava Della Rovere uno dei più celebri pontefici del Rinascimento, quel Giulio II cui si deve a inizio Cinquecento l’avvio di un grandioso programma di rinnovamento artistico della città eterna come sede terrena della Chiesa universale. Giulio II, il papa che poteva permettersi di avere al soldo Bramante, Michelangelo e Raffaello, volle che nel suo stemma araldico campeggiasse ricca di ghiande una gran pianta di Rovere.
ETH-Bibliothek Zürich, Bildarchiv
Foto: Arnold Heim